Sebastiao Salgado è un fotografo brasiliano, estremamente impegnato nel sociale. Da giovane inizia a lavorare nel settore amministrativo di un’azienda che si occupa della vendita del caffè, ma ben presto l’amore per la fotografia lo spinge a lasciare il suo impiego e da autodidatta riesce a collaborare con Paris Gamma prima e qualche anno dopo con la prestigiosa agenzia Magnum. Abbandonerà poi quest’ultima nel 1994 anno in cui fonda la sua di agenzia, la Amazonas Imaga a Parigi: l’inteno è quello di difondere la sua opera, centrata prevalentemente su immagini che ritraggono la povertà e le disagiate condizioni di vita nei paesi sottosviluppati. Anche per questo nel 2001 l’Unicef lo ha nominato ambasciatore “speciale”. Dice Salgado:” Più che mai, sento che vi è una sola razza: quella umana. Al di là delle differenze di colore, lingua, cultura e opportunità, sono i sentimenti e le reazioni delle persone ad essere identiche.” I nobili intenti professati dal fotografo brasiliano, però non sempre sono stati compresi: nel 2000 infatti alcuni giornalisti statunitensi e la scrittrice Susan Sontag lo accusarono di cinismo, poiché a loro modo di vedere l’artista guadagnava sulla spettacolarizzazione del dolore altrui. Salgado naturalmente prosegue il suo lavoro,qsi sempre scattando in bianco e nero, e con la sua fedele Leika. E in più rilancia:”Vorrei che ogni persona che entrasse ad una mia esposizione ne uscisse diversa. Penso che tutti possano dare il proprio contributo, che non deve essere necessariamente un aiuto materiale: piuttosto partecipare au dibattito globale, e preoccupandosi per ciò che accade nel mondo”. Tra le sue “imprese” ricordiamo quella nel deserto del Sahel: quindici mesi di reportage in compagnia di Medici senza frontiere, durante la grande siccità che devastò quella regione dell’Africa. Nelle sue immagini Sebastiano Salgado mostra un rispetto sacro per i suoi soggetti; le sue fotografie sono la testimonianza della dignità fondamentale di ogni essere umano, soprattutto di coloro che quotidianamente subiscono gli effetti devastanti della guerra, della povertà, dell’ingiustizia.
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